Data28/08/2010
LuogoDolomiti di Fassa
DifficoltàEEA-D

Arrivare in Val di Fasse e prendere alla rotonda per la Val San Nicolò dove si parcheggio nei pressi di un ponte. Dal ponte prendere il sentiero forestale che segue per 200m il torrente fino all’incrocio del sentiero . Salire per 4 tornanti per poi puntare alla base della grande spaccatura della parete. I primi metri sono verticali e fanno capire subito il grado di difficoltà un impegnativo camino  rende la partenza faticosa cercare gli appigli giusti per non consumare troppe energie. Si esce da un traverso e si arriva a un terrazzo che fa da base ad un enorme diedro: il cavo si inerpica a ridosso di un angusto camino  all’incrocio delle due pareti del diedro stesso per poi proseguire con un aereo, lungo e strapiombante traverso  in salita a circa una decina di metri di altezza rispetto al terrazzo sottostante, si sale in diagonale verso destra per raggiungere la base del caminetto, poi verticalmente  sino ad entrare nello stesso che si rivela essere strapiombante e alquanto stretto  -presenza staffa metallica-, con lo zaino che crea qualche difficoltà di passaggio. Non ci sono molti appigli e nessuna staffa, affrontare il passaggio, sul traverso strapiombante dove i piedi sono in appoggio su un cavo identico a quello a cui ci si attacca (ponte doppio) . Con tanta fatica, il traverso si percorre e già un altro passaggio chiave ci attende: il cavo inferiore, quello su cui poggiamo i piedi, termina e l’ultimo metro e mezzo di traverso lo si deve affrontare facendo affidamento sulla roccia. Usciti dal traverso si vede la terrazza sovrastante con un pino che proietta la sua ombra su di noi, ma per raggiungerlo dobbiamo salire ancora 6-7 metri in verticale con il primo tratto strapiombante. Si riparte per un sentiero di collegamento  tra le due parti della ferrata per poi superare un grande traverso attrezzato. Si superano una serie di cavità dove i resti di un posto di guardia ci ricordano che la grande guerra non ha risparmiato quest’angolo di Dolomiti. Attraverso una serie di cenge si arriva poi al grande camino formato dalla parete dei Maerins. A qualche decina di metri dalla base del camino c’è una placca  con una fessura ed si consiglia vivamente di utilizzare tecnica di roccia o si rischia di “tirare” sulle braccia con piede in aderenza facendo doppia fatica. C’è spazio per un terrazzino  dove poter riprendere fiato. Il cavo sale dritto su una placca verticale , qualche metro e siamo su un piccolo terrazzino con il libro di vetta. Gli ultimi metri sono fortunatamente muniti anche di qualche qualche staffa  ma le braccia e le gambe sono esauste, pochi passi, pesanti come macigni e si è in vetta.

Compagno di Cordata : Federico

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *