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Luogo | SELVA di VAL GARDENA |
Difficoltà | EEA-D |
Per raggiungere Selva di Val Gardena occorre uscire, per chi proviene dall’autostrada A22 del Brennero, al casello di Chiusa (tra le uscite di Bolzano e Bressanone), quindi si prosegue in direzione della Val Gardena, superando i paesi di Ortisei e di S. Cristina, ed arrivando, dopo pochi chilometri, nell’abitato di Selva. Seguire poi le indicazioni per “Vallunga” fino al parcheggio, a fianco della baita “La Ciajota” , che segna l’entrata del Parco e della valle. La via ferrata si trova sulle pareti rocciose a sinistra della valle stessa e s’inerpica, con esposizione sud-est, su un grosso sperone denominato Crep dla Port, posizionato a sinistra della profonda gola chiamata “Valacia”.La prima parte supera delle placche grigie punteggiate da chiazze d’erba e raggiunge, a metà percorso, una larga cengia erbosa con alberi.
Successivamente prosegue su uno sperone, dapprima facile e che diviene sempre più ripido, seguendo il punto più vulnerabile delle pareti gialle sommitali strapiombanti. Dal parcheggio inoltrarsi nella valle e dopo ca. 50 m., ad una diramazione, imboccare la strada sterrata di sinistra (sulla destra, invece, c’è un sentiero che conduce alla Cappella di S. Silvestro). Dopo circa 300 m la strada sterrata entra nel bosco ed inizia a salire. Successivamente, ad un incrocio, proseguire diritti, ignorando le indicazioni per il Rif. Puez. La strada ora diventa ripida e, verso la fine, ad un ometto di sassi, deviare a sinistra per un piccolo sentiero, che porta direttamente all’attacco della ferrata (quota 1730 m).
Si può comunque continuare anche lungo la strada sterrata fino ad incontrare un grosso blocco di roccia (partenza della teleferica di rifornimento del Rif. Stevia).
Giunti davanti al blocco attraversare, verso sinistra, l’alveo secco di un ruscello e salire in diagonale per ca. 30 m fino ad un piccolo ghiaione di scolo dove, a sinistra, nei pressi di un grosso albero, parte il percorso attrezzato. (Si consiglia di prepararsi per la salita sulla destra del ghiaione di scolo, poiché più sicuro da caduta sassi).Nei primi 50 m. si sale uno sperone inclinato poi, per placche, si arriva ad una parete verticale denominata il “muro”, superabile con dieci scalini.
Poco dopo il “muro” s’incontra la “prima scala”, alta 5 m., che permette di oltrepassare una spaccatura. Alla fine di questa troviamo un piccolo strapiombo che presenta 3 scalini.
Successivamente per piccole creste superficiali si raggiunge la “grande nicchia gialla”. Superata quest’ultima si piega verso sinistra e, con un tornante a destra, si arriva al traverso “Pradari” lungo ca. 10 m e suddiviso in due sezioni. Dopo circa 50 m. si giunge ad una punta rocciosa con il caratteristico “ponticello” (quota 2050 m) lungo 5 m., che consente di superare un profondo crepaccio. Seguono quindi due brevi tratti verticali, superati i quali, si raggiunge una cengia che porta, verso sinistra, alla base del “Gran diedro”, alto 50 m, che rappresenta il tratto chiave del sentiero attrezzato. Il superamento di questo diedro, che richiede una salita di arrampicata tecnica (spaccata), conduce e termina con la “seconda scala”. Da qui, un piccolo traverso esposto porta ad una nicchia naturale, dove è conservato il libro di vetta e nei cui pressi , sulla sinistra, è presente un suggestivo rilievo in legno raffigurante la Madonna col Bambino. Superata la nicchia ci sono gli ultimi 40 metri di scalata (di minor difficoltà) che conducono ad un pianoro sommitale (2140 m) da dove si può godere un panorama spettacolare: da destra verso sinistra si possono ammirare il Catinaccio, il Sassolungo, il Gruppo del Sella, il Gruppo del Cir ed il Castello del Chedul, oltre a tutta la valle sottostante (la Vallunga ed il paese di Selva).
Compagno di Cordata : Federico – Natascia